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Nello scenario della cultura contemporanea l'"inquiétante étrangeté" della scrittura di Jean-Jacques Rousseau rimane ancora un problema. Cifra e traccia della complessità reale della soggettività moderna, la scrittura rousseauiana, pur nelle sue irresolubili antinomie filosofico-politiche e nella sua prorompente e vibrante tensione autobiografica, ontologica ed etica, si pone progettualmente come destinata a oltrepassare l'ostacolo tra verità, apparenza e menzogna e fra teoria, filosofia e letteratura, dimostrando, nel suo stesso farsi, quanto sia complesso l'intreccio di filosofia, politica e vita con i modi della loro espressione. Eccentrico, rispetto ai percorsi segnati dalle mappe del sapere filosofico classico, l'itinerario della scrittura di Rousseau si insinua negli interstizi del reale, nelle pieghe dell'immaginario, nelle metafore vissute, nella semantica dei tempi storici e politici, nei campi di un sapere-pensare post-cartesiano. C'è un Rousseau errante che, a causa delle sue vicende personali, biografiche, viaggia alla ricerca delle condizioni più favorevoli per vivere la propria individuale esistenza. Nella dimensione errante non si iscrive soltanto la personale esperienza di Jean-Jacques, ma prende corpo, nel labirinto della scrittura, il viaggio "pericoloso", solitario e immaginario della riflessione che pervade l'intera sua oeuvre. C'è, infine, il viaggio che, dopo Rousseau, è stato fatto compiere al suo pensiero attraverso una continua riappropriazione e riscrittura...