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Il silenzio, se accade ed è evento di cui è possibile parlare (ovvero se si esclude dal panorama del nostro ragionamento il silenzio assoluto), è luogo di margine e di possibilità. È territorio inquieto di un crinale di scambio tra ciò che si dice e non si dice, tra il pensabile, l'eventuale e la libertà di ogni altrimenti. Imparare ad educare sguardo ed ascolto al silenzio sviluppa pratiche di conversazione con la retorica segreta dell'altro, in quello spazio che il tacere ci insegna ad abitare. Il silenzio, infatti, dischiude la dimensione difficile del segreto, creando occasioni di dialogo con l'imprendibilità propria e altrui e come pratica delicata e attenta di ospitalità per il mistero. Attraverso parole e immagini - artistiche, cinematografiche e fotografiche - il testo percorre le tentazioni della traduzione del silenzio, proponendo di bonificare il terreno di visione e ascolto dalle urgenze della definizione, mediante i gesti e le cure di una "pedagogia del senso sospeso".