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Oggi, dopo tanto parlare di comunicazione, informazione, messaggi e mass media, meraviglia che pochi si siamo interessati alla definizione del concetto di "critica" prima ancora di essere applicato all'arte, alla politica, all'economia, al costume, al dir male di qualcuno o qualcosa. Eppure, ricorrendo in tanti campi così diversi tra loro, tale concetto dovrebbe indurre a pensare che abbia una sua struttura invariante, un'autonomia, un proprio statuto indipendente dalle applicazioni. Esemplificando, la critica è assimilabile ad altre scienze come, poniamo, la medicina che ha una sua definizione prima di ramificarsi in ostetricia, pediatria, ortopedia, ecc. Pertanto la prima parte di questo saggio è dedicata appunto alla definizione della critica in sé; tuttavia per non limitare il testo alla sola concezione filosofica della critica, tutte le altre parti del libro sono dedicate alla critica dell'architettura. Ma questa seconda e più ampia sezione del saggio non è una storia delle teorie e della stessa critica architettonica, già trattata in altri studi dell'autore, bensì una esegesi degli elementi e criteri utili alla critica derivabili da tante teorie: l'Einfühlung, la pura visibilità, lo spazialismo, lo storicismo, l'ermeneutica, la semiotica, lo strutturalismo, il post-modern, il decostruttivismo, ecc. Con un intento di critica alla critica sono infine evidenziati quali e quanti principi di esse sono effettivamente passati ad informare l'attuale pensiero critico.