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Il testo affronta le "primavere arabe" attraverso il contributo "rivoluzionario" dei movimenti artistici. Un'analisi originale su spazi di costruzione del cambiamento che hanno contribuito a far esplodere le rivolte. L'idea alla base del libro è che la produzione artistica avesse già espanso orizzonti creativi capaci di supporre alternative rivoluzionarie. Una geografia immaginativa centrata su idee di libertà, dignità e giustizia sociale e attraversata da una gioventù scolarizzata, "invisibile" agli immaginari della riva nord del Mediterraneo. Attraverso un'analisi del caso tunisino, l'obiettivo è di cogliere le creazioni dei movimenti artistici giovanili: anche ora, in questa delicata e difficile fase di transizione, laddove divengono contesti esemplari per misurare il grado di mantenimento dello spazio pubblico e di pratiche di partecipazione. Il libro sollecita inoltre un ripensamento della pedagogia, in relazione alla contemporaneità e alla dimensione transnazionale. I processi rivoluzionari arabi permettono cioè di riaprire il dibattito intorno all'urgenza di pratiche pedagogiche capaci di confrontarsi con l'inedito, nella stimolante complicità con i nuovi movimenti artistici del Maghreb.