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É questo un libro non convenzionale di viaggio e di memorie, ove la narrazione viva di un'esperienza intensa non evita la domanda cruciale: cosa significa vivere in un paese africano, in un continuo confronto con una realtà diversa, lontano dall'occidente? Ma è anche un libro in cui l'esperienza diretta è continuamente arricchita dall'analisi storica e etnologica. Rivive la religiosità etiopica, con i suoi riti memori di antichi culti dell'Acqua (il Timkat) e del Fuoco (il Meskel), si esamina l'autentico significato apotropaico delle danze rituali, l"'antropologia del cibo" e altro ancora, in una terra affascinante seppur afflitta da endemica povertà. "Scendendo" poi a sud del vastissimo paese si trovano popolazioni che, in uno sconcertante amalgama di arcaismo e modernità, appaiono quali "resti" di antiche culture in via di sparizione. Si esaminano la struttura e il simbolismo del tukul e del villaggio, la costituzione delle società tradizionali a partire dalla rete parentale, le cerimonie di passaggio, i retaggi del pensiero magico e delle credenze in divinità ctonie e celesti. E si susseguono le narrazioni della vita di questi popoli: gli Afar, un tempo feroci guerrieri ora dediti all'estrazione del sale nel deserto della Dancalia; i Borana, alla ricerca dell'acqua che un cielo avaro nega loro; gli Hamer, che praticano l'antico rito della flagellazione rituale; i Konso, dai villaggi costellati di simboli totemici e sculture "waga" funebri, in un territorio disseminato di stele.