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Un reportage fotografico d'autore dedicato al tema del cambiamento climatico La monografia, che accompagna la mostra inaugurale del nuovo museo di Intesa Sanpaolo in Piazza San Carlo a Torino, presenta il lavoro del fotogiornalista italiano Paolo Pellegrin, attraverso i reportage fotografici che l'autore ha dedicato al tema del cambiamento climatico. Paolo Pellegrin (1964) è uno dei maestri indiscussi della fotografia contemporanea internazionale. Nel corso della sua lunga carriera, ha saputo documentare la realtà della nostra epoca con una rara consapevolezza del duplice ruolo della fotografia: da un lato testimonianza del reale e dall'altro strumento di indagine della soggettività. Questo corpus di immagini è dedicato a uno dei temi centrali della contemporaneità: il rapporto tra l'uomo e la natura. Paolo Pellegrin ha viaggiato per oltre un anno alla ricerca di immagini che immortalassero la grandiosità della natura: dall'Islanda alla Groenlandia, dalla Sicilia al Trentino Alto-Adige, dalla Namibia al Costarica, i suoi scatti si raccolgono attorno alla presenza dei quattro elementi naturali (terra, acqua, aria e fuoco), sui quali l'umanità si interroga da sempre, in una sorta di interpretazione metaforica e spirituale che scavalca le rigidità delle conoscenze scientifiche. Un viaggio per il mondo che accomuna il vicino e il lontano nelle implicazioni che derivano dal cambiamento nel nostro ecosistema. Se in uno dei suoi lavori precedenti, un reportage pubblicato sulla rivista "Time" nel 2018, Pellegrin puntava l'obiettivo sui ghiacciai dell'Antartide in via di scioglimento, affrontando in maniera diretta il tema del cambiamento climatico, questa volta il fotografo si rivolge alla natura con uno sguardo memore delle poetiche del "sublime", dove il fascino nasce dalla dismisura, il bello dalla paura. Nei suoi scatti ne coglie le diverse manifestazioni, individuando come caratteristica primaria e costante quella "fragile meraviglia" che dà il titolo all'intero progetto. Allontanandosi dunque dall'idea di reportage classico, cui Pellegrin è stato fedele per molto tempo, la sua fotografia si traduce in visioni di superfici e paesaggi che celebrano la forza dirompente dell'elemento naturale, provocando nell'osservatore una reazione ambivalente: in bilico tra fascino e timore, è inevitabile che esso si trovi a riflettere sul proprio ruolo nel mondo e sul proprio rapporto con l'ambiente.