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Figura tetragona e umbratile della Milano del secondo Novecento, il pittore Franco Francese (Milano, 1920-1996) è stato uno dei rappresentanti più alti di una linea espressionista dell'arte italiana. I coniugi Boschi Di Stefano avevano collezionato alcune sue opere degli anni giovanili, quando, vicino all'ambiente di Corrente, aveva attraversato una fase picassiana che si può apprezzare nelle sale della Casa Museo. Negli spazi della scuola di ceramica, invece, si racconta nella sua complessità il tormentato percorso artistico ed esistenziale di un pittore solitario ma attento a quanto accadeva attorno a lui, che si troverà in sintonia con le ricerche di una generazione di pittori più giovani, e che soprattutto piacerà molto ai poeti e agli uomini di lettere milanesi, da Mario De Micheli ed Emilio Tadini a Vittorio Sereni, fino a Giovanni Testori e a Dante Isella, di cui ricordiamo le importanti testimonianze. Allo stesso tempo, Francese è fra i pochi a capire precocemente la grandezza della pittura di Mario Sironi, che lo aiuterà a fare i conti con la lezione di Francis Bacon, della quale rimane traccia nelle figure anatomicamente sgraziate e animalesche (non a caso un suo importante ciclo di lavori si intitola La bestia addosso). Dal racconto della vita contadina, progressivamente, di ciclo pittorico in ciclo pittorico, il suo lavoro si concentra su interni chiusi e notturni, popolati di teschi che rimandano a una dimensione di crisi esistenziale. Egli "non è mai, o quasi mai", scriveva Sereni, "un artista gradevole. Ma subito dopo, abolendo d'un colpo ogni esca di piacevolezza, appassiona".