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Orazio Borgianni, uno dei grandi protagonisti del primo Seicento, fu un pittore del tutto originale e innovativo. La monografia è dedicata all'attività romana dell'artista che, nel breve arco di un decennio, segnò in modo determinante lo sviluppo dei linguaggi artistici nella città pontificia. Dopo gli anni trascorsi in Spagna, Borgianni tornò a Roma verso la metà del 1605, in tempo per entrare in contatto, anche personale, con Caravaggio. Nel decennio successivo l'artista eseguì capolavori assoluti dallo stile originalissimo e precorritore, che troppo limitatamente in passato è stato definito 'caravaggesco'. Sebbene non indifferenti alle novità naturalistiche del Merisi, le opere di Orazio presentano una varietà di soluzioni inedite e anticipatrici che gli assegnano un ruolo di riferimento almeno fino al terzo decennio. Da Borgianni ha infatti origine un preciso filone di cultura nel quale si riconoscono alcuni elementi - il movimento inquieto delle figure, il forte luminismo di un'intensità bruna e calda, le aperture insistenti a scelte figurative pauperistiche, la pennellata mossa e spesso insofferente del mimetismo - che sono tutti già presenti nell'opera del pittore, e che nei seguaci spingeranno, in alcuni casi, ad ardite sperimentazioni. Sarà proprio il suo modo di dipingere, che coniuga Correggio e Tintoretto con Greco e Caravaggio, a fornire linfa vitale a quegli artisti, come Serodine o Vouet, che durante il secondo e il terzo decennio aggiorneranno il naturalismo di matrice caravaggesca per fornire un'alternativa moderna all'avanzare del classicismo dei bolognesi e poi del barocco. Il volume presenta i contributi di Gianni Papi (Orazio Borgianni, "huomo libero"), Yuri Primarosa (Il pennello, la penna e la spada. Relazioni e ambizioni di Orazio Borgianni nella Roma del primo Seicento), Daniela Brogi (Davanti a un povero cristo morto. Borgianni tra Longhi e Pasolini), il catalogo delle opere e i cenni biografici dell'artista (a cura di Tommaso Borgogelli).