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Quali abiti o scarpe disegnati negli anni Ottanta e ancora prima possono essere oggi indossati senza apparire vecchi o fuori dal tempo? Quanti mobili, case, o quartieri urbani di quel periodo sono ancora oggi attuali? Quasi tutti, potremmo dire. In questi anni le forme dell'abitare non sono molto cambiate. Ancor meno è cambiato il loro disegno e la maniera di progettarle. Da sessant'anni, la moda, la musica e l'architettura sembrano esprimere sempre le stesse aspirazioni, le stesse attese. È possibile che siano rimaste così indifferenti ai grandi mutamenti tecnologici e sociali dell'ultimo mezzo secolo? Mentre tutto cambia vorticosamente nella rete e nei dispositivi digitali nel mondo materiale non è così. È saltato il paradigma che lega l'estetica alla proiezione del tempo. La distanza tra "gestalt" e "zeitgeist" non è mai stata così drammatica. Si vive come in un eterno presente dove le forme sensibili dello spazio solido non realizzano più un'idea di futuro. Sembrano sempre le stesse. Immutabili e svuotate di senso nel turbine della rivoluzione informatica. Come cambiano/cambieranno gli spazi dell'abitare? L'architettura può ancora proporre innovazione e senso nell'era della tecnologia 5.0? Questa fase richiede nuovi paradigmi, come nuovi punti di vista sul futuro e una nuova idea di progetto dello spazio fisico. Si tratta di una sfida che nel valorizzare l'esistente utilizzi dispositivi concettuali capaci di operare sul senso e sui nuovi cicli di vita degli spazi abitabili. Una sfida che consideri il contesto come progetto, il paesaggio come un'infrastruttura ecologica e il futuro della città un progetto collettivo e non autoriale. Questo libro racconta la fine della modernità e gli effetti della rivoluzione digitale sugli spazi fisici dell'architettura e della città al tempo del lungo presente. Contrappunti di Andrea Branzi, Nicola Pugno, Carlo Ratti.