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Questa monografia approfondisce i tratti distintivi che hanno caratterizzato l'attività iniziale di Mimmo Rotella, autore poliedrico e noto fin dall'inizio degli anni cinquanta per l'invenzione del décollage, forma artistica che si basa su materiali reali prelevati direttamente dall'ambiente esterno e poi rielaborati all'interno dello studio al fine di produrre oggetti artistici. La pubblicazione, e la mostra milanese, si focalizzano sul periodo che si estende dal 1953 quando, seguendo le tracce linguistiche di Kurt Schwitters, Rotella inizia a indagare le possibilità formali date dall'uso di elementi materici non convenzionali (come specchi, vetri, catrami, cartoni, colle e segatura) e si articola fino al 1964, anno che vede la sua partecipazione alla XXXII Biennale di Venezia con una sala personale. Durante questo decennio, in perfetta sintonia con il rinnovato impulso alla sperimentazione prodottasi dopo il periodo postinformale, l'artista elegge a proprio medium privilegiato il manifesto pubblicitario al fine di esaltarne ora l'aspetto materico ora quello iconografico, decostruendo le locandine cinematografiche che hanno reso mitici personaggi come Marilyn Monroe e Elvis Presley. Intrecciando il contesto storico-artistico e socio-economico con l'itinerario linguistico dell'autore, il volume sottolinea la rete di scambi e di interconnessioni che ha caratterizzato la sua attività e i movimenti pittorici e la cultura tra gli anni '50 e '60, dal Nouveau Réalisme alla Pop Art.