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Taciturno, colto, meticoloso, Mondrian incarna nel Novecento l'opposto dell'artista bohémien. Ma nello spazio terso del suo studio, lontano dalle discussioni da café, nasce una delle rivoluzioni più autentiche dell'avanguardia. Mondrian è convinto che la pittura debba allontanarsi dai particolarismi - "Il problema 'che cosa è l'arte?' non può essere risolto illustrando le nostre concezioni personali" - per guidare gli uomini alla ricerca dell'armonia e dell'universalità. E se l'artista è in grado di scoprire la verità è suo dovere perseguirla e portarla a conoscenza di tutti. Dagli esordi figurativi la sua pittura evolve, a partire dagli anni parigini, verso un'indagine ostinata, paziente, ossessiva di assoluto che egli persegue con dedizione estrema, perché definitivo è il risultato al quale aspira: un'arte senza oggetti da contemplare come chiara espressione dell'universale.