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Pubblicata in occasione della prima retrospettiva italiana dedicata a Mikel Gjokaj, nato in Kosovo nel 1946 e residente a Roma dal 1975, la monografia ripercorre l'intera attività artistica del maestro attraverso oltre cento opere tra dipinti a olio, disegni, acquerelli, tecniche miste e incisioni realizzate negli ultimi trentacinque anni. Nel Kosovo, ombelico dei Balcani, la luce che si accende nei cieli è una luce rosa che con il passare delle ore si fa sempre più rossa e violenta fino a diventare blu cobalto, viola, violetto scuro. Qui ha inizio l'Oriente e Mikel Gjokaj non ha mai dimenticato nei suoi paesaggi evocativi, i colori e i cieli della sua terra. Il volume illustra l'universo pittorico di Gjokaj dagli anni settanta, caratterizzati dalla dominanza della cultura e dell'impostazione dell'est europeo (cultura plumbea, seria, problematica che si travasa in pittura con la scelta di colori densi, risonanze opache, un pessimismo che fa da basso continuo all'invenzione della forma), ai colori più baldanzosi degli anni ottanta, disposti con un senso drammatico del contrasto, della sorpresa, della dialettica serrata, fino alla poetica degli ultimi quindici anni con una tavolozza più luminosa e colori delicati come acquerelli.