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Un libro fotografico dedicato a Piero Dorazio quale omaggio ad uno dei "pilastri" dell'astrattismo italiano che scelse Todi come luogo eletto per vivere e realizzare le sue opere. Con questa iniziativa la figura di Dorazio, artista e uomo, diviene essa stessa opera d'arte grazie allo scatto di Aurelio Amendola, un maestro della fotografia italiana. «Ho vissuto a Parigi, a Berlino, a Utrecht, a New York, a Praga, a Filadelfia ma soprattutto a Roma e mai avrei immaginato di finire qui a Todi, i miei ultimi anni. Sono nato a Roma e a volte guardando i cipressi centenari del mio giardino, penso che in fondo questa volta, ho semplicemente risalito il Tevere. Quel fiume sacro per noi e per i Romani antichi che nasce qui a monte, dimenticato a favore dell'Arno sia nel Rinascimento che nell'Ottocento. Proprio il Tevere è la vena aorta dell'Umbria e del Lazio [...]. A volte mi chiedo come ho potuto trascorrere qui in continuazione venti anni della mia esistenza. Notte dopo notte, alba dopo alba, in qualsiasi stagione, per qualche anno quasi sempre da solo, eppure senza ansia e spesso in silenzio. Mi chiedo come è accaduto che tanti anni siano trascorsi e che abbia lavorato tanto, senza che me ne accorgessi. A chi devo questo miracolo? Al silenzio, ai bambini, al tempo, alle ore di ogni giorno che erano tutte mie senza che le contassi, però, come dice Ungaretti: "Senza mai distrarmene".» (Piero Dorazio, 1993).