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«Come andare alla conquista del sogno e dell'armonia in un mondo come il nostro? Quella di Angelo Davoli, mi sembra, è una risposta che partecipa ad un tempo della natura della volontà e dell'immaginazione. La grande scena che realizza con i silos dell'Emilia mette sottosopra tutti gli a priori tramite l'accostamento, giusto il tempo della rappresentazione, di elementi in apparenza i più lontani tra loro. Angelo Davoli si impadronisce di questi enormi silos per dipingerci sopra cieli azzurri, e vi inscrive, perché nessuno possa essere tratto in inganno, come a imporceli, i titoli di un programma utopico: dream, harmony, union. Dei danzatori, i cui corpi nudi catturano lo sguardo nella notte illuminata, entrano in scena e si aggrappano gli uni agli altri per inerpicarsi sulla montagna di ghiaia che strenuamente cercano di scalare. Leggerezza del tulle che li ricopre, pesantezza degli ammassamenti su cui si dibattono. In altri momenti la scena si fa più classica, i simboli della meccanizzazione, aggrovigliati gli uni agli altri, vengono proiettati su degli schermi che interagiscono con i danzatori...» Marc Augé.
