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"Dovendo qui fare la storia di un teschio, storia già definita orripilante, mi sembra giusto e coerente presentarvelo fin dall'inizio, quando era ricoperto di pelle e conteneva uno dei più ricchi cervelli di cui mai abbia potuto godere un uomo. Quel teschio, con i suoi teneri ossicini ancora disgiunti si formò in un aspro paese dell'Aragona, Fuendetodos, durante l'inverno del 1746, nel ventre di una pacifica signora chiamata Gracia Lucientes. Il 31 marzo il capino del piccolo Francisco Goya y Lucientes uscì alla luce. Nessuno, in quel momento, avrebbe potuto pronosticare il tremendo destino che l'aspettava." Perché allo scheletro di Francisco Goya y Lucientes, conservato nella piccola e splendida chiesa di San Antonio de la Florida a Madrid, manca il teschio? Secondo un destino straordinario, il solo coerente con una mente capace di immaginare e partorire incubi e visioni, Capricci e Follie, l'autore ci conduce, con una narrazione ironica e divertente, attraverso la vita di Goya, "che prima fu pittore; poi artista; infine, genio totale", alle vicende atroci e grottesche, tenebrose e comunque eccezionali del suo teschio: derubato, smarrito, ritrovato in un quadro, protagonista infine di un esperimento scientifico, che ne decreterà la sorte.