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Di competenza del monaco era non solo la raccolta delle erbe sulla montagna del partenio, ma anche la gestione e la cura di un'area all'interno delle mura del convento, il cosiddetto hortus simplicium o orto dei semplici, dove si coltivavano erbe officinali semplici e composte, dopo un'accurata selezione delle sementi. La medicina monastica è stata da sempre considerata parte del dovere religioso: la preparazione di tinture, tisane, unguenti, sciroppi ma anche bevande e liquori a scopo degustativo ancora oggi molto conosciuti. Con circa 700 specie, l'erbario benedettino - già richiamato nell'opera del 1592 "Phytobasanos siue plantarum aliquot historia" del fine osservatore botanico Fabio Colonna - rappresenta una testimonianza unica di grande valore culturale.