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"Artista-radical-concettuale-utopico": così Ugo Marano definiva se stesso, ed è proprio intorno a tale definizione che ruota il racconto-testimonianza di Raffaele d'Andria, nato da un'amicizia lunga e salda con l'artista. Le sue opere sono sempre connotate da una tensione creativa che continuamente si rigenera e si reinventa, a contatto con le problematiche sociali e con l'ambiente circostante, mantenendo come riferimento costante la filosofia del design radicale. Gli arrugginibili, i piatti sonori, le signore sedie, i vasi misteriosi sono solo alcuni esempi dell'instancabile ricerca di Marano dove "al valore elementare e povero dei materiali corrisponde quello 'primario' delle forme, distanti dalle preoccupazioni della produzione seriale".