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Il ricorso alla mediazione conciliativa previsto dal D.Lgs. n. 28 del 2010 ha creato, di fatto, un conflitto tra fautori e oppositori dell'obbligatorietà del ricorso in mediazione, tra coloro che sollecitano e coloro che si oppongono alla presenza obbligatoria degli avvocati e tra un'aspettativa di ampliamento o di restrizione degli ambiti applicativi. Il ricorso alla mediazione non è certo nuovo, anzi fa riferimento a uno strumento di risoluzione del conflitto che appartiene alla storia dell'umanità. In tutto il mondo occidentale la mediazione, come le altre forme alternative di risoluzione delle controversie (ADR), ha ripreso terreno, soprattutto a fronte di una difficoltà funzionale e strutturale oggettiva da parte dei sistemi di soluzione rituale delle controversie. In questo senso, anche il sistema normativo italiano ha formalmente legittimato il ricorso alla mediazione, sia in campo familiare che civile. Il testo, oltre a un'analisi critica del conflitto e delle sue trasformazioni, propone una "cassetta degli attrezzi" per l'organizzazione del processo di mediazione e si rivela un vero e proprio strumento per la formazione delle professionalità che operano nei vari campi di applicazione.