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Il volume di Michael Quante ha inaugurato, quasi vent'anni fa, un fruttuoso confronto tra la filosofia hegeliana e la teoria dell'azione elaborata dalla filosofia analitica a partire da un'analisi puntuale delle premesse concettuali che stanno alla base della nozione hegeliana di azione. Quante dimostra la presenza in Hegel di una teoria dell'azione intenzionale, una teoria che anticipa molte prospettive teoriche di autori contemporanei, da Anscombe a Castañeda, da Davidson a von Wright e altri, nella misura in cui separa le questioni legate alla descrizione e spiegazione di un evento da quelle relative alla responsabilità e imputabilità dell'agire. La sua analisi, che tocca molti dei concetti portanti della filosofia pratica hegeliana che concorrono a determinare la spiegazione dell'agire individuale intenzionale, si muove principalmente all'interno del capitolo dedicato alla "moralità" nei Lineamenti di filosofia del diritto, nel quale Hegel presenta e discute i problemi connessi all'intenzionalità dell'azione, quali la volontarietà dell'atto, le sue motivazioni, la sua razionalità. Le principali nozioni della filosofia etico-giuridico hegeliana (libertà e volontà, diritto e persona, scopo e intenzione, benessere e felicità) sono così chiamate in causa a partire dalla messa a fuoco delle questioni concettuali e ontologiche che stanno a fondamento della natura dell'azione individuale intenzionale.