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L'aumento della disoccupazione e la crescita esponenziale della cassa integrazione sia ordinaria che straordinaria in questi ultimi anni sono fenomeni allarmanti. Ma la crisi non può essere affrontata soltanto con ammortizzatori passivi, spesso a carico della collettività. Un valido strumento può essere invece l'outplacement o ricollocamento, un istituto che potrebbe avere degli sviluppi in un prossimo futuro, a patto di farlo conoscere meglio e di spingere soprattutto le aziende ad adottarlo. Gli effetti potrebbero essere positivi per tutti gli attori coinvolti: lavoratori, imprenditori, sindacati e politici. Serve, però, un cambio di mentalità e una nuova cultura del lavoro. Oltre a una nuova etica. Il posto fisso gradualmente non esisterà quasi più. E ci saranno invece sempre più persone in grado di offrire la propria professionalità e le proprie competenze a diversi committenti. L'outplacement sarebbe lo strumento ideale per accompagnare i dipendenti in esubero verso il mercato del lavoro. Il primo muro da abbattere, tuttavia, è costituito proprio dalle resistenze di chi non ha più stimoli e voglia di cambiare.