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Trecento biblioteche private e dieci botteghe librarie, ricostruite attraverso i loro inventari, sono lo specchio della società parmense all'epoca dei Farnese. Nel 1545 Parma divenne infatti la capitale di un piccolo stato vassallo dei papi e dal 1556 anche del re di Spagna, e si dotò di importanti istituzioni scolastiche e universitarie, affidate agli ordini religiosi protagonisti della Controriforma, istituzioni sovranazionali impegnate nella difesa dell'ortodossia cattolica. Di qui l'intreccio di molteplici fili d'indagine su alfabetizzazione, biblioteche ducali, mecenatismo di corte, vita conventuale, tipografia, commercio e censura dei libri, contatti culturali fra l'area emiliana, la Francia e la Germania, attraverso viaggi e soggiorni di intellettuali, predicatori e ambasciatori. I proprietari di tali biblioteche e magazzini appartengono a distinti gruppi sociali e professionali e si distribuiscono sull'intera cronologia del dominio farnesiano a Parma: questa pluralità di figure, che comprende fornai, barbieri, avvocati, ecclesiastici di ceto basso o elevato, donne laiche e consacrate e numerosi aristocratici, ci restituisce i gusti personali e collettivi nelle pratiche di lettura, i curricula di studio seguiti a vari livelli, gli stimoli offerti dalle guide spirituali - in particolare gesuitiche e cappuccine - e l'atteggiamento di fronte alle proibizioni ingiunte dagli organi di controllo.