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Marcel Proust sostiene che la memoria, in qualche modo, salva ciò che il tempo distrugge. E "sulla rovina di tutto" - dell'"immenso edificio dei ricordi", come asserisce lo stesso scrittore francese - i ricordi, "come anime fedeli" sono lì a sperare e ad attendere. Quest'opera presenta un percorso critico su taluni studi sperimentali che attestano che il ricordo è l'esito di un processo costruttivo. Un processo originale che anche la concezione psicoanalitica reputa complesso e perfino, per certi versi, in parallelo alla prospettiva delle scienze neuropsicologiche, non avulso da una propria dimensione creativa. Alla teoria psicoanalitica è stata attribuita invece l'idea del ricordo come riapparizione di qualcosa di conservato nella sfera a-temporale dell'inconscio. Ma il passato che il ricordo tende a rivivere, nel momento in cui è stato vissuto, è stato qualcosa di nuovo. E il ricordo mira anche a ritrovare, intatta, nella sua intensità originaria, l'esperienza del nuovo. Pertanto, per essere fedele al vissuto originario, deve rielaborarlo. Ricordare infatti è, per certi versi, un atto immaginativo, ri-creativo, e non semplicemente replicativo. Il libro si rivolge a chi s'interessa di psicologia, di studi sulla memoria, di scienze umane in generale, oltre che di filosofia, in modo chiaro e avvincente.