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Il problematico rapporto degli stranieri con i territori del loro insediamento, oggetto del presente volume, si affaccia sovente alla ribalta mediatica. Questo accade, generalmente, in concomitanza con episodi locali di protesta o con fatti di cronaca nera, che la "grancassa mediatica" non evita di enfatizzare. Seguendo il metodo del "caso studio", gli autori si concentrano su di una individualità "storico-geografica" e prendono in esame peculiarità e dinamiche di una delle zone di Milano maggiormente coinvolte dalla presenza di migranti. In un contesto di questo genere la presenza immigrata svolge un ruolo di rilievo nelle dinamiche sociali ed economiche che interessano il territorio: essa si qualifica, anzitutto, in virtù del proprio carattere "eccessivo", quantomeno agli occhi dei locali. Questo carattere "eccessivo" contribuisce al vissuto "autoctono" di un'invasione dei propri spazi di vita. Il sentimento d'invasione è simultaneamente riferito, in maniera quasi paradossale, ai segnali visibili della marginalità e, insieme, ai segnali visibili dell'integrazione. Lo straniero è tale in quanto estraneo al nostro senso comune, a quel rassicurante ordine quotidiano sul quale si fondano le abitudini e le aspettative reciproche. Pur a fronte di tali difficoltà nella convivenza interetnica a livello locale, si intravedono i segnali di relazioni emergenti che si qualificano come forme di cosmopolitismo nel quotidiano.