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La silloge d'esordio di Barbara Bonanni, "Pensieri di carta", procede su due piani paralleli: uno più intimo, in cui lo sguardo dell'autrice si flette all'interno del proprio io, l'altro di ampio respiro sociale, dove l'occhio poetico si volge all'esterno, al fine di indagare chirurgicamente le brutture del mondo che ci circonda. La grandezza della poetessa risiede proprio in questa straordinaria capacità di collocare la parola contemporaneamente nell'esistenza individuale e in un ambito storico e collettivo. Nella possibilità di comprendere l'occidente a lei contemporaneo e i cambiamenti che le arti e il sociale stanno subendo a seguito del dilagare di una cultura sempre più globalizzata.