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Nadia racconta con rammarico la vita della madre cattolica vissuta all'ombra di un marito musulmano di dodici anni più vecchio di lei, e della sua seconda giovane moglie. Su quel volo diretto in Portogallo Nadia apre il suo cuore a Elisa, descrivendo passo a passo la storia della sua vita, del Mozambico coloniale e del Mozambico indipendente, dei suoi quindici fratelli e delle sue due mamme. Sorride quando parla del suo fratellastro Ussen e si intristisce quando ricorda suo padre, un uomo dai mille volti e dalle mille idee, di cui ogni parola era un ordine. Uno sfogo dolce e amaro al tempo stesso, che non mancherà di aprire al lettore spazi sconosciuti. Dopo il profondo "La casa dei ricordi" Amilca Ismael ci regala un altro romanzo che va a fondo nell'animo, attingendo a piene mani a un'esperienza di vita vissuta e sofferta, ma anche amata come si può amare solo la propria terra quando si è lontani. Amilca Ismael è nata a Maputo, in Mozambico, nel 1963, sesta di otto figli. Ha studiato al liceo scientifico e ha lavorato presso un'azienda internazionale. Si è trasferita in Italia nel 1986. Dopo tanti lavori precari ha deciso di diplomarsi come assistente per gli anziani e ora lavora presso una casa di riposo.