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"Nomen est omen", dicevano i latini. Quanto può un nome condizionare l'esistenza di una persona? E se il nome è assai singolare, tanto da prestarsi a storpiature ridicole o goliardiche? Il protagonista del romanzo vive la sua giovinezza ossessionato dal suo nome, dal suono che produce sulla bocca degli altri, arrivando perfino a fuggire all'estero. Senza sapere che proprio quel nome costituirà la sua fortuna. A riconoscere per prima le numerose potenzialità del giovane Pompilio, un'anziana signora, che gli insegnerà l'importanza di credere in se stesso; dal canto suo, il protagonista restituirà quanto ricevuto alle persone che avranno la fortuna di incrociare il suo cammino. "L'importanza di chiamarsi Pompilio", narrato da un punto di vista alquanto insolito, allo stesso tempo interno ed esterno alla vicenda, racconta il faticoso tentativo di Pompilio di riappropriarsi della propria vita, rinunciando a combattere il suo "nemico oscuro", che diventerà presto il suo punto di forza. Grazie a una scrittura acuta e ironica, l'autrice ripercorre le varie tappe di una vita che, lungi dal rimanere imprigionata in un destino apparentemente oscuro, riesce in fine a spiccare il volo verso il successo.