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Un omaggio al paesaggio, alla natura appunto e a tutto ciò che la anima. Lo sguardo dell'autore si riempie delle piccole e insieme grandi meraviglie quotidiane che lo circondano, le stagioni con il loro ciclico reiterarsi segnano il vissuto dell'Io lirico che cerca, e talvolta trova, il vero valore delle cose. È qui difatti celebrata la tranquillità; senza alcun livore antimoderno l'autore, semplicemente, onora quei movimenti impercettibili che ogni giorno disegnano lo sfondo di certi luoghi: il passaggio delle nuvole, la pioggia, l'audacia del vulcano, e il candore della neve. Egli ascolta il rumore del vento e cerca di comprenderne il significato e altresì trova, in un albero austero e ben ancorato al suolo, il senso del proprio umano desiderio di andare, di cercare altro da sé.