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L'opera è una raccolta esaustiva dei lavori di Michel Leiris sui culti zar in Etiopia (dagli anni Trenta agli anni Settanta) e sul vodu haitiano (degli anni Cinquanta), tradotti e commentati dall'autrice. Da questi lavori (poco conosciuti, soprattutto in Italia) e dai saggi più ampi e noti, l'Africa fantasma, del 1934, e La possessione e i suoi aspetti teatrali presso gli Etiopi di Gondar, del 1958, prende le mosse questa opera, che, seguendo un percorso cronologico, intende inserire la pionieristica lettura teatrale della possessione da parte di Michel Leiris (che ebbe quale privilegiato interlocutore Alfred Métraux), nel dipanarsi della sua complessiva ricerca di senso. Il teatro della possessione, costituì, infatti, un terreno fertilissimo su cui crebbe, intrecciandosi, la produzione dell'etnologo e quella del letterato/autobiografo e del poeta. La forza della scrittura di Leiris è nella sua mancanza di autorevolezza, nel suo distacco, nella sua voluta frammentaria soggettività, nello spaesamento, in qualche modo ricercato.