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Scene gonfie di malinconia, paesaggi agresti, tramonti a capofitto tra il grano, ricerca di identità, una Roma cupa e onirica, epitome di un patto d'amore dalle sembianze mitiche. E all'estremo opposto, una Pechino in bilico tra grattacieli asettici, corse in taxi e cascate di petali in una primavera improvvisa, sotto cieli di polline. E ancora lo sforzo di un amore mai corrisposto, una linea mozzata in balia di tensioni sempre opposte, la ricerca e la separazione, il volere e il non volere, il rimando al mito greco e latino, archetipi al servizio del racconto del dolore: questi i temi e le immagini ricorrenti nei componimenti di "Ho declinato tramonti", una sorta di diario intimo, che va a comporre pagine di ricordi e offre un quadro lirico, evocativo e immaginifico del bagaglio emotivo e delle esperienze della prima età adulta del giovane poeta romano.