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Ci sono vari modi per guardarsi indietro e catalogare una parte della propria vita. C'è chi è indiscutibilmente ordinato e lo fa con metodo, soffermandosi su tempistiche e date, e chi, come Federico Toti, apre i cassetti della propria memoria mettendo nero su bianco episodi tanto sporadici, quanto indelebili. Di sana pianta è tutto questo: un diario discontinuo, un puzzle in cui ogni avvenimento è accompagnato da una specie arborea diversa. Perché al di là di oggetti e persone, la nostra esistenza è popolata dalla presenza della natura che, muta, assiste in silenzio, al passare dei nostri giorni.