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Prima edizione a livello mondiale con testo critico latino e traduzione a fronte. "Il cielo e il mondo" è un'opera cosmologica di Aristotele. Tommaso redige il suo Commento nel 1272-1273. Chissà come cadeva il mondo negli occhi di Aristotele? La domanda potrebbe risultare una curiosità oziosa. Ma, in realtà, chiedersi come appare il mondo agli occhi di una intelligenza raffinatissima, che tuttavia non ha strumenti raffinatissimi come il telescopio, il microscopio, il sonar ecc., non è del tutto inutile. L'uomo comune, come ciascuno di noi, non possiede altro che i propri sensi e la propria intelligenza per conoscere ciò che accade in natura: come si fa a districarsi tra i fenomeni, per così dire, "a mani nude"? Certo, il più delle volete, le "ipotesi" che Aristotele formula sono per noi delle fantasie. Ma anche il "Big Bang" è una fantasia... chi l'ha mai visto? Lo si ipotizza e lo si richiama con un nome di fantasia. Quello che cambia è la possibilità di controllo delle ipotesi. Per questo occorre mettersi alla scuola di un grande commentatore di Aristotele, come Tommaso d'Aquino. Anche Tommaso non aveva certo gli strumenti più adatti, ma sapeva come affrontare con il rigore dovuto il caso considerato. «Non è necessario che siano vere quelle ipotesi che hanno elaborato [gli antichi astronomi]: infatti benché fatte queste supposizioni si salvino i fenomeni che appaiono, tuttavia non bisogna dire che tali supposizioni siano vere, perché forse con un altro sistema non ancora intuito dagli uomini, si salva ciò che appare riguardo alle stelle». Insomma, la lettura del Commento di Tommaso al "De Caelo et mundo" non è per imparare come va il mondo, ma per imparare a considerare il nostro modo di considerare. Il testo critico latino è della Commissione Leonina. quello consolidato dalla tradizione manoscritta. Introduzione di Alberto Strumia.