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Nella musica è possibile scorgere, assicura Proust, "tutto un mondo di possibilità e combinazioni". In un noto passo della Recherche il Narratore spiega che ogni parola potrebbe trasporsi in un linguaggio altro da quello originale e che anche "un universo unicamente udibile potrebbe essere non meno vario dell'altro", quello reale, sottoposto al vaglio di tutti i sensi. Se è vero che l'universo dei suoni è "non meno vario" di quello delle persone, delle cose e dei nomi che le designano, ciò avviene - anche, ma non solo - in virtù del calcolo combinatorio che permette di individuare, all'interno di una forma musicale qualsiasi, eventi e valori potenzialmente infiniti per poi ricombinarli in base a una varietà, essa pure infinita, di intervalli, di frammenti di melodia, di accordi (nonché di attese riferite ad un retorica discorsiva che varia da persona a persona, da caso a caso). In questo volume si passano in rassegna le diverse modalità in base a cui è possibile estendere la categoria dell'ambiguità al più vasto ambito musicale.