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"Scrivi, scrivi anche questo perché quando non ci sarò più io, che sono l'ultima, non ci sarà più nessuno che ti dirà queste cose". È con queste parole che mia madre mi accoglieva quando mi recavo a farle visita, soprattutto nell'ultimo anno della sua vita, ma usava il vernacolo, la sua lingua del cuore, e suonavano più o meno così: "icrì, iscrì custu puru, po ita candu non c'appessi prusu deu, chi seu s'urtima, non c'adessi prusu nemmusu chi t'ada contai custas cosas". Era come un mantra, un vero e proprio mantra che mia madre cercava di insinuarmi nella testa, nel tentativo di svegliare il mio interesse e permetterle di tramandare i suoi ricordi...