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La vita di un poeta non è molto differente da quella di tutti, e nel contempo lo è radicalmente. I fatti, le relazioni di ogni giorno, seguono un canovaccio che ci accomuna tutti: la chiave di lettura, l'interpretazione degli stessi, come s'imprimono nella singola percezione, è poi tutt'altra questione. Ciò, non per rivendicare una nobiltà o superiorità del poeta. Anzi. E' solo che il punto di osservazione può rivelarsi favorito, nitido o distorto che sia. In fondo, cos'è mai la realtà? Così, in questa nuova raccolta, com'è d'altronde sua cifra abituale Fabrizio Cavallaro punta lo sguardo sulla vita personale, sulle passioni, sulle lacerazioni d'amore, come filtri di interpretazione del vissuto comune - se è vero, come l'autore sembra voler farci intendere, che nella nostra unicità, e nella apparente banalità della matassa dei rapporti esistenziali, la vita (o solo la contemplazione di essa) per il poeta assume un'originalità di visione e di azione difficilmente riscontrabili nelle esperienze dei suoi simili. E, nel caso di Cavallaro, nel "chiasso" dell'esistenza, nel gorgo delle passioni, o presunte tali, il silenzio del poeta è la cifra essenziale di decrittazione del reale...