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Approdato all'Istituto di Filologia moderna, Piero dipinge con i suoi comportamenti la sua biografia e quella della generazione del '68. Ma al posto della politica delle armi, cominciata col terrorismo delle B.R., il giovane Piero preferisce più incandescenti delitti perpetuati tutti ai suoi danni. L'ambiente dell'università bolognese viene visto con gli occhi di un precario che, pur disapprovando le debolezze o le arroganze del Potere accademico, sa vederne i lati positivi mettendo in discussione gli abituali cliché con i quali solitamente si giudica l'Istituzione universitaria. Gli amici di Piero sono pittori del nascente corso del DAMS, neo-mistici, gay che rifuggono la violenza degli anni '70, cercando nell'arte, nella meditazione o in pratiche sessuali estreme un ideale ascetico che rifiuta la torbida atmosfera dell'attualità politica. Di questo mondo complesso, ingenuo e convulso, Piero è un testimone complice. L'11 marzo del '77, viene ucciso Francesco Lorusso, Piero non esita a mettere in gioco la sua carriera universitaria per aderire allo spirito di quella rivolta, fino a trovarsi implicato in uno dei più oscuri e inquietanti episodi di quei di giorni incandescenti.