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«Tra le premesse e i pregiudizi di questa ricerca c'è una particolare stanchezza, persino insofferenza, sui temi dell'alterità, così come si sono affermati in questi ultimi decenni. C'è insofferenza per tutta la retorica che ha preso a circolare sui temi dell'altro, del volto, dell'ospitalità, di un certo messianismo. Naturalmente nessuno può oscurare l'enorme contributo che questa irruzione dell'altro ha portato nei vasti domini dell'ermeneutica e della fenomenologia. Tuttavia non possiamo negare l'indigenza teorica che si è allargata proprio laddove l'uno-l'altro fanno incontro o confinano nell'incontro. Quel tratto dell'incontro si è dileguato nella metafora di una linea che non presenta alternativa all'irruzione traumatica o al semplice confine».