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Antonio Baldacci (1867-1950), geografo e botanico, dedicò all'Albania cinquant'anni di studi e ricerche sul campo. Nei primi decenni del XX secolo gli scavi condotti dall'archeologo Luigi Maria Ugolini portarono alla luce le rovine di Butrinto: proprio come Schliemann, che sulla base dell'epica omerica aveva individuato i resti di Troia e Micene, attraverso gli indizi disseminati nell'Eneide Ugolini identificò nell'Albania meridionale l'antica Buthrotum dove Enea avrebbe interrogato l'oracolo di Apollo. Nell'Albania di Baldacci, storia, scienze naturali e topografia s'intrecciano a creare sentieri sospesi fra storia e mito. La minuziosità dello scienziato si illumina di suggestioni narrative che lasciano trasparire l'essenza di un Paese dalle origini preomeriche, le cui tradizioni hanno incuriosito, sedotto e affascinato artisti e scrittori di tutta Europa. Il paese è descritto nelle superfici e nelle profondità, ponti, anfratti, scogli e fari compresi. Una sezione di questo volume contiene anche un piccolo portolano a uso dei naviganti per fornire indicazioni pratiche a navi mercantili e piroscafi che incrociavano in quelle acque. A rileggerlo oggi, l'immaginazione ci conduce ad altri tempi, quando viaggiatori d'ogni dove trovavano qui l'ultima Thule, la porta d'ingresso per mondi ancora inesplorati, in quella che Mary Edith Durham definì "la terra del passato vivente".