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L'incontro di Francesco d'Assisi con il lupo di Gubbio narrato nei "Fioretti" - in cui Francesco ammansisce un lupo feroce che spaventava la città - è uno degli episodi più famosi della vita del Santo, sicuramente uno di quei momenti emblematici che hanno formato il nostro immaginario collettivo insieme alla predica agli uccelli. Oggi più che mai, questi due racconti toccano profondamente la nostra sensibilità, così attenta alle tematiche ecologiche. Non a caso san Francesco è un modello attualissimo per la sua speciale capacità nel ristabilire rapporti equilibrati e integrati tra l'uomo e la natura. Questa lettura, però, mette in luce solo un aspetto del significato metaforico della vicenda del lupo di Gubbio, il cui messaggio invece è essenzialmente politico: non si tratta, infatti, di avere pietà del lupo in quanto tale, ma in quanto escluso dalla città. A questo proposito, la storia solleva domande difficili e cruciali: come integrare il diverso e l'escluso all'interno dei rapporti cittadini? È possibile e giusto effettuare una tale operazione o l'unica soluzione a questo conflitto è la scelta oppositiva guidata dalla violenza? Con competenza e sensibilità, tenendo ben presente l'urgenza delle questioni legate all'integrazione che agitano il nostro tempo, Pietro Maranesi rilegge la parabola di Francesco e il lupo evidenziando la necessità di un ruolo nuovo, quello del mediatore politico, una figura capace di far superare al gruppo sociale le tensioni che normalmente nascono all'arrivo del "diverso", e sia in grado non solo di gestire le paure, in modo che non sfocino nella violenza, ma addirittura di trasformare quella novità in opportunità di vita a vantaggio della comunità intera.