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Il bisogno di conoscenza guida da sempre il cammino dell'uomo al singolare e in società. Senza di essa si vivrebbe in preda all'angoscia per i molti rischi cui ci si sente esposti. Conoscere se stessi, l'altro, riconoscerlo sono attività di enorme complessità, sulle quali si costruiscono l'appartenenza, la cittadinanza e i processi di inclusione o esclusione da cui discende la possibilità o meno di essere società, ancor prima che di fare società. I soggetti diversi da "noi", se stranieri, sono portatori di un'alterità radicale che provoca istinti di chiusura, se non aggressivi. Disinnescare il dispositivo di misconoscimento e disumanizzazione dell'altro è possibile facendo chiarezza su alcuni concetti relativi alla relazionalità - come identità, alterità, riconoscimento e appartenenza - che, dopo un'eclisse dovuta alla prospettiva individualista e strumentale, stanno tornando a rivelarsi fondamentali. Partendo da questi è possibile ripensare un sociale condiviso e più giusto.