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Il rifiuto dell'euro, e con esso dell'unità europea, viene identificato da una parte dell'opinione pubblica con il ritorno al nazionalismo, assumendo così una valenza regressiva e reazionaria. L'Europa attuale, invece, non rappresenta né un fattore di progresso né di superamento dello Stato nazione. L'euro attiene alla riorganizzazione dell'economia e dello Stato, ridefinendo i rapporti di forza a favore dello strato superiore e più internazionalizzato del capitale e a scapito del lavoro salariato e delle classi subalterne. Secondo l'autore, ad essere messa in crisi è la sovranità democratica e popolare, la possibilità per la maggior parte della popolazione di incidere sulle decisioni dello Stato. In questo saggio controcorrente, Moro ripensa una realistica politica di difesa della democrazia e del welfare, che non può prescindere dalla rottura della gabbia europea e dal recupero delle funzioni statali delegate alle istituzioni europee.