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"Cari amici e fratelli, Croati, Serbi, Macedoni, Montenegrini, Albanesi, non aspirate a restare solo croati, serbi, macedoni, montenegrini, albanesi; siate anche pienamente europei. L'Europa potrà veramente diventare Europa solo creando molteplici e diverse associazioni tra nazioni ed etnie collegate, e sarà proprio l'integrazione di tutte queste unioni a costituire il suo tessuto vivente". È l'accorato appello di Edgar Morin, posto in apertura a questa lucida analisi delle guerre iugoslave, delineata nel periodo di maggior asprezza del conflitto. Lo sguardo del grande sociologo francese illustra lo scontro fra due concezioni incompatibili dello stato e dell'identità nazionale: una rigida, esclusiva, intollerante, follemente "purificatrice", e una rispettosa delle pluralità delle culture, delle memorie e dei modi di vita, considerata come la fonte stessa della vitalità di uno stato e dell'Europa tutta.