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In un'epoca come la nostra, ricca di incertezze e funestata da una pandemia ancora in corso, è più che comprensibile porsi delle domande sulla natura delle epidemie e delle pandemie e su come queste, nel corso dei secoli, abbiano da sempre costretto l'essere umano a fare i conti con la sua intrinseca fragilità, spesso provocando delle reazioni emotive incontrollate e destabilizzando intere comunità. L'autore coniuga l'indagine storica con sue personali riflessioni sul momento attuale, mostrando come la messa in campo delle conoscenze mediche e scientifiche e l'emissione di norme comportamentali per gestire al meglio le emergenze sanitarie, non sempre bastino a creare un clima rassicurante in una società in preda al panico. Se da un lato la razionalità è necessaria ad affrontare al meglio una situazione che ci vede impotenti e vulnerabili, dall'altro lato c'è la consapevolezza che la nostra parte più emotiva e irrazionale va ascoltata e compresa, che si tratti di un bisogno di avvicinarsi alla spiritualità o, più semplicemente, di arrendersi al mistero imperscrutabile della vita. A questo proposito, l'autore riporta anche delle brevi storie che possono fungere da spunto di riflessione: alcune sono molto toccanti, quasi tutte mostrano come la risposta umana al dolore e alla morte sia sempre soggettiva e personale, sottraendosi a qualsiasi tipo di legge universale.