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Lo studio di Andrea Chisesi a Siracusa è in un vecchio hotel di fine Ottocento rimaneggiato nel periodo fascista. Le pareti del piano terra erano state rivestite con carta da parati dell'epoca e nascondevano sul retro vecchi giornali del 1920, reliquie che l'artista ha iniziato a strappare, incollare, sovrapporre sulle tele, brandelli di cronache resuscitate e ricreate: adesso addirittura per raccontare la vita inimitabile di Gabriele d'Annunzio nella Collezione "Tempora Vatis". A quei fogli antichi di giornali si aggiungono celebri fotografie dei momenti più significativi della vita del Comandante e i Matrem, pennellate di colore bianco che rimandano alla natura e alla sua sintesi simbolica, fiori, foglie, colature d'acqua. Precursore in quasi tutto, amante di ciò che gli altri chiamano "eccessi" e del lusso, d'Annunzio ci viene rappresentato da Chisesi nella pienezza del desiderio e nella voluttà, innalzandolo - come Gabriele avrebbe voluto - fino alla sublime sensazione di onnipotenza. Non c'è spazio per il bigottismo, non esiste via d'uscita per il perbenismo fatto di apparenze. Quella rappresentata è la realtà di un mondo fatto di piacere e conquista, di verità e menzogna attraverso la poesia, unico elisir di seduzione. Con puntiglio di biografo, Chisesi ha suddiviso la mostra in quattro parti principali, Fons, Aestas, Arbores, Hiems, le stagioni della vita di Gabriele d'Annunzio, in un percorso di 108 opere disposte sulle pareti della Mirabella, la villa all'interno del parco del Vittoriale degli Italiani.