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Quanti episodi di mobbing avvengono quotidianamente sul posto di lavoro senza che ve ne sia traccia? Quanti professionisti costretti al silenzio sacrificano gran parte del loro tempo in attività lavorative frustranti? Francesco Pinto in queste pagine mette a nudo le proprie fragilità, invano protette da una dura corazza e, a differenza del Pino Loricato che grazie alla sua corteccia resiste alle peggiori intemperie, mostra le lesioni, ormai permanenti, inferte dagli amministratori mentre dirigeva l'ufficio tecnico comunale. Considerato una presenza scomoda, non corruttibile e deciso a portare alla luce il perpetrarsi di azioni illecite e abusi di potere, viene isolato e circondato dal branco ostile che non gli consente di esprimere pareri contrastanti con la defraudante volontà politica. Nel raccontare le vessazioni e persecuzioni subite, ripercorre gli aspetti più significativi della propria vita con riflessioni non prive di autocritica sulle relazioni umane. Pur annichilito sul piano professionale e dell'integrità psicofisica, riesce a dare un senso alla sua sofferenza: la decisione di scrivere e pubblicare la storia di mobbing diventa un'esortazione a trovare sempre la forza di reagire alle ingiustizie e un monito per chiunque imponga a ogni costo il proprio volere, nella speranza di contribuire a far emergere l'innata vocazione al bene che indistintamente ci appartiene. "Nessuno ha il diritto di commettere un'ingiustizia, neppure chi ha subìto un'ingiustizia" (Viktor E. Frankl in Uno psicologo nei lager).