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La ricerca del successo e del denaro: questi i temi su cui si basano I sette peccati capitali, ultimo capitolo della fortunata e geniale collaborazione di Kurt Weill e Bertolt Brecht. Per interpretare i loro song non è sufficiente lo studio della parte, che pur essendo un passaggio obbligato, non può non essere integrato da una sentita partecipazione al mondo che ha dato vita a questo repertorio, nato in uno dei periodi storici più travagliati della storia recente: occorre riconoscere un profondo senso di affinità con le storie raccontate, ancora così evidentemente attuali, per poterle lucidamente commentare, così come avrebbe voluto Brecht. La musica viene in questo contesto arrangiata e arricchita di nuove sonorità, più affini al jazz, il gioco ritmico asseconda talvolta il procedere della narrazione, ma è la parola ad essere in primo piano, è la parola ad emergere nella sua portata semantica nel rispetto della melodia che fa da filo conduttore in ogni song: per questo motivo si è scelto di utilizzare la traduzione in italiano, anche come doveroso omaggio alla prima rappresentazione italiana dei Sette peccati capitali, per la regia di Luigi Squarzina, a sessant'anni dal debutto, di cui Laura Betti fu l'interprete principale. In scena, la storia di una giovane artista, Anna, sacrificata in nome della notorietà e del profitto economico.