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Nel 1594 William Shakespeare compone e pubblica il poemetto Lucrezia violata. Ispirato dalla narrazione dello storico Tito Livio (Ab Urbe condita, I), esso descrive il desiderio feroce accesosi in Sesto Tarquinio, figlio di Tarquinio il Superbo, nei confronti della donna che, virtuosa quanto bella, subita violenza si tolse la vita, scatenando così la reazione popolare che portò alla cacciata dei re. L'anno precedente Shakespeare si era dedicato a un altro poemetto, la cui ascendenza, sempre classica, rimanda però non alla storia, bensì al mito, ai racconti ovidiani. Protagonista di Venere e Adone è la passione che infiammò la dea per lo splendido giovinetto, figlio di Mirra. Le due storie, pur tanto diverse, sono accomunate dall'intensità, dell'ardore e al contempo della tragedia, che le permea: i toni sono accesi, nell'illustrazione tanto delle brame quanto delle sofferenze; scintillante, ardita e tesa, la musica dei versi. Di questa musica Carlo Maria Monti, già traduttore dei sonetti shakespeariani, offre ora qui una nuova versione italiana. Prefazione di Francesca Favaro.