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«Benedici Signore nostro Dio ogni nostra opera e benedici i nostri anni con rugiade propizie...»: con queste parole gli ebrei invocano, nei mesi estivi, la benedizione divina sui campi e sulla vita. Come rugiade propizie sgocciolano i testi riuniti in questo libro, siano stati essi scritti nel tentativo di confrontarsi con l'esperienza immane della preghiera quotidiana (Per dirTi / che la forza / di sfogliare / pagine ingiallite / dal correre / dei pensieri / si è sciolta / dentro una clessidra / immobile/ ho atteso / il placarsi / del mattino) o col desiderio di dar voce alla propria identità maschile (Dormo nudo / quando mi ricordo / di voler sognare. / Chiudo allora la finestra, / l'aria si fa morbida / come minestra fumante, / come latte di padre). Versi che sono, come li introduce Michela Beatrice Ferri, un richiamo all'esperienza spirituale e corporea, un richiamo all'esperienza famigliare e umana, un richiamo a una figura di uomo che si racconta.