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Il volume propone un'analisi delle prassi autotraduttive "inconsce" attuate da Beppe Fenoglio, in rapporto a casistiche emblematiche tratte da Ur Partigiano Johnny e Un Fenoglio alla prima guerra mondiale. Fenoglio, attraverso le proprie memorie (lettere, diari) e le testimonianze di chi l'ha conosciuto, "pensa" in una lingua (l'inglese) che non è quella materna, bensì quella dell'esperienza. Una "lingua mentale", come l'ha definita Italo Calvino, che in fase di scrittura riemerge palesando una duplice fisionomia linguistica inglese/italiana. Il rigoroso rispetto del dato reale è declinato da Fenoglio in scritto letterario costituito sulle basi di cambiamenti linguistici che implicano un deciso mutamento/ampliamento dei significati propri del testo stesso, rivelando un moto di avvicinamento all'alterità che si compie attraverso rielaborazioni "autotraduttive" psicologiche e linguistiche.