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I testi diltheyani raccolti e tradotti per la prima volta, risalenti agli anni a cavallo tra la fine dell'Ottocento e gli inizi del Novecento, a primo acchito potrebbero essere annoverati tra gli scritti del cosiddetto genere occasionale. Ma a una più attenta lettura analitica essi rivelano altresì la presenza di alcune fondamentali categorie filosofiche ed ermeneutiche e di antiche e suggestive tesi, attraverso cui Dilthey ricostruisce storiograficamente, in altri saggi monografici, un vivido quadro dei molteplici tratti e delle complesse movenze che stanno alla base dello sviluppo del pensiero filosofico e scientifico moderno a partire dall'Umanesimo. In tal senso essi consentono non solo di mettere a fuoco la valenza e la costanza di taluni principi euristici e antropologici, che contrassegnano inscindibilmente la riflessione teorica e la ricerca storico-filosofica diltheyana; ma di registrare al contempo la forte incidenza che alcune figure, tra cui certamente quella di Kant, hanno operato nell'evoluzione del pensiero di Dilthey, annoverabile tra i diversi promotori del cosiddetto "ritorno a Kant" dopo la dissoluzione dei sistemi metafisici di matrice idealistica.