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Nel triennio 1860-1862 i briganti fecero fuoco e fiamme in tutte le province dell'ex regno delle Due Sicilie. Cosa è rimasto di quei fatti nella memoria collettiva? Oblio, forse rimozione di un periodo doloroso. Eppure il loro ricordo ritorna nei canti, nelle feste, negli spettacoli, addirittura nelle pseudo-rievocazioni storiche, a dimostrazione che l'immaginario collettivo ne ha fatto delle vere e proprie res gestae. Aggiungere un tassello alla storiografia del brigantaggio in Alta Terra di Lavoro, focalizzandolo su un solo paese, offre un quadro inedito e mette in luce aspetti finora trascurati: soldati sbandati, garibaldini, nazionali, briganti, malfattori, guardie nazionali, camorristi sono categorie con contorni indefiniti, che si precisano inquadrandole nel paese di appartenenza. D'Agostini, Ianni, Iannucci, Fanelli, Petrilli, Vitti, e molti altri, sono i nomi dei protagonisti di questa "epopea paesana", sebbene, loro malgrado, dalla parte dei cattivi. Per alcuni, pagato il debito alla giustizia, la vita continuò all'estero, in un intreccio di storie che solo in pochi casi sono state ricostruite.